martedì 16 ottobre 2007
Ergo Jiu Jitsu
Durante gli anni da me trascorsi su tatami e ring, ho avuto il piacere di conoscere diverse persone dalle personalità più variegate. Mi sono allenato con Paul Jenkins in estenuanti sessioni di MMA anche 3 volte al giorno, mi sono rotolato ore ed ore con Roberto Atalla, avendo modo di affinare il mio gioco al suolo, ho potuto migliorare il mio lavoro di lotta in piedi sotto la guida del mio amico e gran lottatore Marco Barducci, ho avuto diversi ragazzi ospiti in palestra per allenamenti molto costruttivi (tra loro Venanzio Azario e Tiziano Incani di Bergamo, Francesco La Manno di Casale Monferrato, Andrea Baggio e Luca Lazzerini di Milano e anche altri che sicuramente al momento mi sfuggono). Sono stato a mia volta ospite di altre belle persone, (ad esempio Vinicio Del Beccaro, Andrea Cocco, Massimo Pensa, Igor Lambertucci, Erik Tornaboni mio compagno di team, i ragazzi di Gianluca Boni anche essi miei compagni di team Rio Grappling e ultimamente Matteo Calamandrei e Sergio Carta).
In gara mi sono ritrovato ad affrontare grandi atleti come Fabricio Nascimento, Federico Tisi, Morris Cilfoni, Michele Verginelli, Krizstoff Koulak, Lars Besand, Alex Evans, Joan Oskar Hammer, Ilash Frazilij e tanti altri.
Sono stato anche più volte in Brasile ad allenarmi sotto la guida di grandi maestri come De La Riva, Sergio "Bolao", Antonio "Tonicao" , appurando come i pari cintura brasiliani siano veramente tosti e preparati e trasmettendo ciò che avevo appreso a tutti i miei ragazzi.
Tutte queste persone sono accomunate da una passione per lo sport incommensurabile, che gli fa passare gran parte del loro tempo a versare sudore in palestra e a cercare la crescita individuale attraverso la pratica, la competizione e l'insegnamento.
Questo fa si che il nostro sport cresca e che io continui ad amare immensamente questo mondo.
Una gara, un nuovo allievo in palestra o semplicemente lo sguardo soddisfatto di chi ha imparato a padroneggiare una tecnica fanno si che io sia li, entusuiasta e cosciente che non ci sia pratica e ambiente migliore per costruire se stessi.
E se a volte capita di incontrare qualche poveretto che si definisce praticante perchè vende kimono e rash guard....bhe....lo vediamo come parte del gioco e non ce ne curiamo più di tanto.
Pubblicato da
Bernardo Serrini