Che cosa si intende per buon allenamento? E ancora quali principi esso concerne e come faccio ad accorgermi se mi sto allenanando bene oppure no?
Questi appena esposti sono gli interrogativi più comuni e frequenti che mi sono dovuto trovare ad affrontare nel mio cammino marziale sin qua, prima come allievo ed atleta, quindi in prima persona, in seguito come istruttore, sotto forma di domande postemi da altri.
Vediamo di chiarirci un pochino le idee, senza pretendere di trattare esaurientemente in queste poche righe un argomento cosi vasto e cosi soggettivo.
Prima di tutto una persona che inizia un proprio cammino marziale deve chiedersi cosa si aspetta da questo cammino e quale strada intende percorrere. Faccio un esempio: se ad un allievo alle prime armi interessa solo la pratica per tenersi in forma, sarà per lui sufficiente un allenamento di 3 sedute settimanali, con un buon riscaldamento, degli esercizi propedeutici e qualche seduta di sparring per testare le sue conoscenze in un contesto reale. Il tutto condito da fondamenti di difesa personale, che reputo un utile compendio al Jiu Jitsu sportivo, nonchè un completamento di quella che deve essere l'arte marziale più completa ed efficace.
Se invece ad un allievo interessa il contesto sportivo dovrà giocoforza aumentare le sue sedute di allenamento, fino ad allenarsi tutti i giorni ed in alcuni casi anche più volte al giorno. Il tutto tenendo conto di esperienza, maturità agonistica, età ed infortuni vari. Nel caso specifico sarebbe controproducente far sovrallenare un allievo over 35 volendo paragonarlo ad un giovane di 18-20 anni. Ogni età ha i suoi tempi di recupero ed essi vanno assolutamente rispettati, onde evitare di incorrere in infortuni ed acciacchi vari. Per questo motivo ritengo che saper "ascoltare" il proprio corpo, con i segni che esso ci trasmette, sia fondamentale ai fini di un allenamento efficace. Ciò non vuol comunque dire che alla prima avvisaglia di fatica si debba desistere. Si otterrebbe solamente un progresso zero nell'innalzamento della soglia di fatica, di flessibilità, di velocità e di tutti quei parametri che migliorano con una corretta preparazione.
Non dico che sia facile, ma con un pò di esperienza si arriva abbastanza facilmente a capire quando è il caso di premere ancora un pochino sull'accelereratore oppure quando è il caso di fermarsi e recuperare.
Caso a se rappresenta l'allievo che desidera competere in valetudo. A mio parere ciò deve avvenire solo ed esclusivamente dopo aver fatto la necessaria esperienza nelle tre modalità-distanze che compongono il combattimento NHB. In nessun caso si dovrà gettare allo sbaraglio un allievo non pronto, per ovvi motivi. L'allenamento per il free fight inoltre, necessita di minimo 2 sedute al giorno di allenamento (il sottoscritto è arrivato a farne anche 3 al giorno per 6 gg a settimana, suddividendo il tutto in atletico, colpi e grappling) ed è un impegno notevole, che si può svolgere al meglio solo a livello professionistico.
Sapersi allenare, posso concludere, è una caratteristica importante nella maturità tecnico-atletica di un praticante, uno dei traguardi più difficili da raggiungere, vuoi perchè non cosi ben delineato, vuoi perchè occorre essere buoni osservatori di se stessi, ed è facile incorrere in errori di valutazione o di troppa indulgenza o intransigenza verso se stessi.