venerdì 15 gennaio 2010

Intervista ad Alessio Di Liberti (dal sito Fight Or Die)

Ciao Alessio e ben trovato su GI…

Grazie a voi per l’opportunità

E’ stato il grappling un amore a prima vista o frutto di una percorso di ricerca attraverso diversi sport da combattimento? Ci vuoi parlare della tua formazione sportiva?
Il grappling è stato amore a prima vista!!
Da piccolo facevo nuoto poi sono passato all’atletica leggera finchè non vidi una videocassetta del 1mo UFC dove Royce Gracie finallizzava tutti con tecniche fino ad allora mai viste. E’ li che è scoccata la scintilla.

Nell’ambiente del grappling nostrano sei famoso per la forza e la preparazione atletica; ad un neofita che volesse avvicinarsi al potenziamento cosa consiglieresti, ma soprattutto, cosa sconsiglieresti?
Consiglierei di mettersi in mano a istruttori seri e qualificati e non ad uno dei tanti improvissati.
La mia preparazione fisica la cura Riccardo Niccolini, olimpionico di lotta stile libero a Mosca ‘80 e per molti anni atleta fra i migliori al mondo.

Sei il grappler italiano con il più alto numero di incontri. Ovunque ci sia una gara ti precipiti; quali sensazioni vai cercando nella competizione? Credi che l’aver gareggiato molto sia la chiave del tuo successo?
Per me è importantissimo gareggiare.
E’ importante perchè mi da lo stimolo per allenarmi sempre e credo che solo combattendo si possa crescere come atleta.
Ritengo fondamentale confrontarsi con più lottatori possibili, perchè ognuno ha il proprio stile e gioco.

Il tuo impegno nel grappling a livello di competizioni risale, secondo quel che ho potuto trovare in rete, come minimo al 2000; come hai visto cambiare il panorama del grappling italiano in tutti questi anni? Vi è stato qualcosa nella sua evoluzione che ti ha sorpreso o deluso?
Si,ho iniziato a gareggiare nel circuito dei fratelli Rizzoli. All’inizio c’erano solo loro,poi Ferretti e poi mano mano le altre fedeazioni. La cosa che mi ha deluso dell’evoluzione è che tra federazioni non c’è collaborazione e questo non va bene per l’atleta.
La sopresa è stata la FIGR (Federazione Italiana Grappling) che in poco tempo è diventata la federazione più credibile.

Le competizioni ti han fatto sperimentare diverse realtà al di fuori di quella italiana, vuoi parlarcene? Hai qualche aneddoto particolare che vuoi raccontare?
Generalmente si può dire che il movimento all’estero ha molto più seguito, se penso agli USA o al Brasile il confronto non si pone neanche…Ma anche il numero e la qualità dei praticanti in stati come la Francia o la Polonia, solo per citarne 2….Da noi il calcio domina e la cultura della lotta non è radicata nel nostro DNA.

Questo tuo volersi continuamenete mettere alla prova ha trovato ispirazione in qualche figura a te particolarmente cara o è solo un’attitudine insita nella tua natura?
E’ nella mia natura,sono fatto così!
Mi piace alzarmi la mattina con in testa l’obiettivo della gara, il volermi sempre migliorare.

Cosa ti ha spinto ad entrar a far parte del tuo attuale team? La scelta è un pò controcorrente: solitamente l’atleta navigato tende a creare un proprio team e a starsese chiuso nel proprio guscio. Quali aspettative ti han fatto intraprendere questa strada?
Il Rio Grappling Club è una squadra molto professionale, è un team molto affiatato e ci sono degli atleti molto validi, nonchè amici. Sono sicuro che Bernardo Serrini, neo cintura nera di bjj, mi farà fare il salto di qualità!!

Uno dei tuoi marchi di fabbrica è stata la chiave articolare al tallone; purtroppo o per fortuna questa tecnica e molte altre sono vietate (in alcune federazioni) durante le competizioni. Sei d’accordo con questa propensione all’ammorbidire i regolamenti o credi che almeno nella classe pro certe tecniche debbano essere permesse?
Credo che nella classe A dovrebbe essere permesso tutto mentre nella classe B è giusto che ci siano delle limitazioni.

Di Liberti - cintura viola BJJQualche tempo fa mi è capitato di vedere un tuo raro incontro in kimono; pur competendo quasi esclusivamente senza anche tu alleni in egual misura la parte con e senza il gi? Credi anche tu come molti che l’allenarsi in kimono dia all’atleta una marcia in più?
Noi per il 90% dell’allenamentolo facciamo con il kimono. Il kimono ti addolcisce nei movimenti e ti fa crescere tecnicamente.

Hai vinto titoli in diverse federazioni ma dai comunque l’impressione di essere una persona che guarda sempre avanti e che non tende a sedersi sugli allori; ci vuoi parlare dei tuoi programmi per il futuro e di quali obbiettivi a lungo termine ti sei prefissato?
Il 16 gennaio combatto ad Amburgo ad Hugging Day IV.
Il 12 combatto in Florida al Naga World Cup e a fine marzo al mondiale della Fila.

Nei tuoi incontri mostri un “gioco” alla continua ricerca della proiezione. Secondo te è giunto il momento che anche nel grappling italiano si dia la giusta importanza alla parte di lotta “in piedi”? Alcuni dicono che sia una questione di attitudine e che gli atleti provenienti dal bjj preferiscano altre strategie come il tirare i guardia ecc.. Cosa ne pensi? Credi che esista questa divisione tecnica o che le cause siano altre?
Ognuno ha il proprio gioco, c’è chi lo imposta in piedi e chi a terra, a me piace essere più completo possibile.

Grazie ancora per la tua disponibilità Alessio
Grazie a voi