Posto un articolo dal blog del RGC Molfetta, scritto di proprio pugno dal mio amico Vanni Altomare.
Era da un pò di tempo che meditavo di scrivere un articolo del genere, sulle sinergie fra BJJ, cultura, amicizia, curiosità e mondo...Bhe Vanni mi ha battuto sul tempo e ne è uscito questo, permettetemi di dire, piccolo gioiello.
Enjoy:
"C'è qualcosa che accomuna tutti i lottatori di jiujitsu o grappling NOGI, che non è solo la passione comune per queste arti marziali o sport da combattimento, ma è anche una sorta di "sentire comune", che porta questa bella gente, ad avere delle caratteristiche sui generis.
Non so dire se è solo una mia percezione, o una convinzione più o meno riconosciuta, ma avverto una sorta di fenomeno sociale che si sta diffondendo, nonostante non venga promosso dai maggiori mezzi di comunicazione come la televisione, la radio... tutto si va sviluppando per contatto dal vivo, esperienze personali o tramite internet.
Questa gente ha certamente delle caratteristiche che le accomuna: sarà la passione per la disciplina che porta ad adattare la propria vita alle esigenze sportive, sarà la propensione a viaggiare non per pura vacanza, ma per cercare nuove palestre dove allenarsi, sarà il fatto che ci si allena con attrezzi considerati innovativi, ma che in realtà sono antichissimi, e sconosciuti a tutti gli amanti del fitness, sarà una certa attenzione per la ricerca di nuovi modelli estetici, o sistemi di comunicazione artistica, come ad esempio la fotografia...
Sembra che si stia sviluppando un modello sociale nuovo, in una società che vive di apparenze. Qualcuno grazie al jiujitsu, preferisce vivere per essere, non per apparire.
Piuttosto che curare i propri muscoli, in maniera fine a se stessa, preferisce allenare il gesto atletico, prefissarsi un obiettivo, ricercare continue esperienze agonistiche, insomma vivere la propria vita da protagonista e non da spettatore.
Il BJJ ci porta ad amare l'allenamento duro anche quando tutti si fermano, anche solo per consolidare un'amicizia, un rapporto sociale che nasce, matura e si consolida sul tatami, per il piacere di combattere. Ci porta ad amare la nostra kettlebell, il nostro bulgarian bag, il nostro GI, ci porta a vestirci in un determinato modo, a parlare in un determinato modo, a preferire certi posti piuttosto che altri, a rifiutare la mediocrità dilagante, a mettersi in gioco in prima persona combattendo.
In Italia sembra poi che tutti i lottatori di jiu jitsu, specie le cinture più scure, manifestino propensione alla fotografia, alla grafica, al recupero di modelli estetici degli anni 60/70, al disegno, e lo si nota dalla creatività dimostrata nella ricerca della grafica per il proprio logo, il proprio sito, la propria locandina... Inoltre, come ovvio, stampa di settore, blog, siti internet, ognuno scrive, pubblica, legge, condivide.
Credo che il BJJ, in Italia, non sia solo una disciplina che si sta diffondendo solo adesso dopo anni, ma un vero e proprio movimento culturale, che sta portando diverse persone a cercare un miglioramento della propria persona, uno stile di vita, e si sta proponendo come un nuovo modello per i ragazzi, che mai come in questi anni sembra non abbiano più nulla in cui credere.
Il BJJ avvicina persone e crea fratellanza in tutti in quelli che chiamiamo network. Ragazzi che si sentono parte integrante della stessa squadra, anche se non vivono nella stessa città, non si allenano insieme, ma si cercano su facebook, condividono le stesse esperienze sul tatami, si ritrovano in gara.
Scrivo queste righe per due motivi: uno è sicuramente quello di conoscere le opinioni di tutti, e cercare di capire se la mia percezione è condivisa anche da altri, in secondo luogo, se effettivamente quello che penso è condiviso, per generare una presa di coscienza comune, e rendersi finalmente conto che quello che facciamo non è solo uno sport o un'arte marziale... ma un vero e proprio movimento sociale/culturale".
Vanni Altomare