sabato 28 febbraio 2009

La lotta in piedi nel BJJ

Il Jiu Jitsu brasiliano, si sa, sviluppa enormemente il lavoro al suolo, rendendo tale arte la migliore in quanto ad efficacia, in tale distanza di combattimento. Se analizziamo il judo, il sambo o la lotta libera e grecoromana, possiamo facilmente notare quanto esse siano più orientate verso un aspetto sportivo (la schienata) o comunque verso una notevole limitazione di tecniche (nel sambo sono vietati gli strangolamenti, nel judo molte leve comprese tutte quelle agli arti inferiori) o di tempo (tutte e 4 hanno pochi secondi di attività a terra). Si deve però dire che tutte e 4 queste arti, sviluppano meglio del BJJ il combattimento in piedi. Ed è proprio questo l'aspetto che mi preme sottolineare: a mio parere il lottatore intelligente che mira ad una completezza del suo stile, deve in qualche modo integrare il suo BJJ con compendi di Judo o lotta, per arrivare ad essere efficace anche in piedi.
Anche a livello sportivo, quando 2 atleti si equivalgono al suolo, è la lotta in piedi a fare la differenza, permettendo molto spesso di venire a capo del combattimento.
Quindi quale è la migliore integrazione al BJJ in piedi? Difficile dirlo! Molto va in base alle preferenze personali e al background preBJJ se c'è stato. Il Judo rafforza molto il lavoro sulle prese, sicuramente indispensabile con kimono, ma offre abbastanza facilmente la schiena in molte proiezioni (seoi nage, koshi guruma, ogoshi, tai otoshi etc), cosa deleteria se l'attacco va a vuoto e si finisce a terra. La lotta libera offre esplosivi attacchi alle gambe e repentini cambi di attacco e di livello, offrendo una continuità di azione unica nel suo campo. Molti attacchi di questo genere però, vengono vanificati da sapienti prese sul kimono.
A mio parere l'ideale sarebbe un mix di entrambe, quando possibile, in modo da creare comunque il proprio stile in piedi, adattato alle proprie caratteristiche e soprattutto al BJJ....Che non è ne' judo ne' lotta.
Occorrerà il doppio del tempo direte voi...Ma non è proprio questo il bello della pratica?